Coronavirus e fake news: come riconoscere la notizia "bufala"? Blocchiamo il virus della disinformazione!

L’obiettivo principale delle fake news è quello di diffondere notizie create ad arte poiché ...


Il fenomeno delle fake news è letteralmente esploso negli ultimi anni con l’avvento dei social networks, strumenti che hanno reso molto più facile, mediante la loro natura intrinseca di propagatori di contenuti, l’espandersi incontrollato di messaggi spesso non verificati e quindi facilmente fraintendibili da parte degli individui. 

L’obiettivo principale delle fake news è quello di diffondere notizie create ad arte poiché funzionali al raggiungimento di scopi particolari: destabilizzare l’establishment di una nazione, i delicati rapporti diplomatici e con i vari stakeholders, influenzare le masse, sovvertire gerarchie sociali. Il tutto reso virale dalla rete.

Anche la Comunità Europea se ne è occupata formalizzandone, nelle sue direttive, la definizione con il termine “disinformazione”, e invitando quindi le principali piattaforme (come, ad esempio, Facebook) ad adottare contromisure per arginare la loro propagazione.

Se è un argomento che dovrebbe già di per se “far drizzare le antenne” (vedasi la vicenda di Cambridge Analytica, per dirne una), in tempi di Coronavirus credere, e quindi veicolare e diffondere queste notizie può potenziare notevolmente il danno in atto, già di per se serio.

Quello delle fake news è un mondo complesso, e non sempre è gestito da vere e proprie organizzazioni. Infatti, spesso la generazione di notizie “bufala” non ha un'organizzazione vera e propria alle spalle ma parte da utenti isolati con il solo scopo di destabilizzare la Rete. È indubbio che, quello che una volta veniva definito l’”istituto di garanzia” dei giornali, sia improvvisamente crollato in seguito alla nascita del web, strumento che più di tutti ha concesso a chiunque la possibilità di produrre contenuti e di trasmetterli fino a renderli virali.

Su Facebook, come su Twitter e sugli altri social, un contenuto seppur falso ma pubblicato da una sedicente fonte ha lo stesso valore di un contenuto vero. E qui viene fuori tutta la vulnerabilità di un sistema dove è sufficiente ricorrere alla sponsorizzazione di contenuti, pur falsi, al fine di renderli virali e credibili. 

MA CHI C’È DIETRO LE FAKE NEWS?

Dietro una fake news può nascondersi un singolo utente o un’organizzazione, società che fanno business sull'informazione investendo soldi, magari dietro incarico, e mettono in campo l’impego di bot e campagne a pagamento. Per i primi si intende l’utilizzo di software in grado di ricondividire un contenuto migliaia di volte per farlo diventare virale, e vengono molto utilizzati su Twitter. Su Facebook, invece, le fabbriche di fake news preferiscono affidarsi alle campagne pubblicitarie che spesso trovano nelle pagine o nei gruppi chiusi il migliore strumento di propagazione del loro contenuto falso. Infine, c'è il ruolo dei troll, ossia utenti singoli che producono notizie false con l’intento di recare disturbo e poi le rendono virali. 

COME SI PROPAGANO QUESTE FAKE NEWS?

Il primo e più pericoloso metodo con il quale queste notizie circolano online, è quello della semplice ricondivisione tramite social networks (e strumenti di messaggistica istantanea, Whatsapp su tutti) da parte delle persone comuni che, prese da questa “febbre” dei social networks che ci impone di dire la nostra su ogni argomento, condividono, rilanciano e retwittano informazioni senza alcuna verifica diventando, di fatto, i principali “untori” delle fake news.

E di questa particolare smania di ricondivisione senza verifica non sono esenti neanche i giornalisti, fonti, fino a pochi anni fa, ritenute legittime e autorevoli, che quindi rappresentano un problema ancora più grave. 

Esistono inoltre anche delle vere e proprie agenzie di comunicazione volte a creare dei progetti sofisticati, sullo stile delle tradizionali campagne di comunicazione mediatica, basati però sulle fake news e con l’obiettivo di influenzare l’opinione del pubblico e degli stakeholder facendo leva sulle loro reazioni.

COME RICONOSCERE IL PERICOLO?

Spostare la responsabilità sulle singole persone, facendo capire loro che rilanciare e contribuire alla viralità di una notizia falsa è ugualmente dannoso e pericoloso che produrla.

Dobbiamo imparare a diffidare e a capire che quello che leggiamo non è per forza vero. Un recentissimo caso riguarda, ad esempio, la notizia uscita sulle testate più famose che il CoVid-19 potesse sopravvivere a lungo e coprire una distanza maggiore di quella prevista. Era una "bufala", ma senza un minimo controllo è stata rilanciata anche da fonti considerate autorevoli.

Facciamo un altro esempio pratico:

In questo momento tutti siamo alla ricerca di notizie che ci aiutano a capire nel dettaglio i termini di quanto decretato quasi quotidianamente a Palazzo Chigi. Bisogna quindi consultare solo e soltanto gli strumenti ufficiali che provengono dai siti web ufficiali della Pubblica Amministrazione, perché una volta che il Provvedimento formale viene adottato in genere viene anticipato con un comunicato ufficiale sul sito ufficiale della PA competente e questo precede la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale che ovviamente richiede tempi ed adempimenti non immediati.

Quindi facciamo attenzione! Anche in questo modo possiamo dare il nostro contributo perché diffondere via Whatsapp o sui Social una notizia fake è un danno che facciamo alla collettività!

Ma come si fa a capirlo?

- Consultare solo siti web ufficiali

- Effettuare rigorose verifiche delle fonti, anche confrontandole

- Prestare attenzione a nomi simili alla testata vera 
Es. Il Matto quotidiano invece del Fatto Quotidiano (spesso cambia una consonante o il nome è molto simile alla fonte autorevole!)

- non lasciarsi ingannare dai titoli altisonanti ma leggere attentamente il contenuto dell’articolo 

- costruirsi una propria mappa di fonti autorevoli 

- visitare il sito web bufale.net per controllare le notizie fake

Simona Petrozzi